Non veniamo in questo mondo, né ci allontaniamo da esso, di nostra spontanea volontà. Non abbiamo la capacità di fare scelte riguardo al nostro destino. Siamo nati, anche se non abbiamo scelto di nascere. Viviamo, anche se non abbiamo scelto di vivere. Moriamo, anche se non abbiamo scelto di morire. Non abbiamo alcuna autorità su questi aspetti della nostra vita, quindi come possiamo vantarci di essere in qualche modo migliori di altri? Non possiamo nascere per nostro desiderio, possedere cose che saranno per sempre nostre, o evitare la morte. Quindi ogni vanto da parte nostra sarebbe patetico.
Ad un certo punto, tutti si libereranno del proprio corpo fisico come dei vecchi vestiti e moriranno. In coreano, “tornare” è un’espressione comune per dire morire. Ritornare significa tornare da dove siamo venuti, cioè tornare alle nostre radici fondamentali. Tutto nell’universo si muove a cicli. La neve bianca che si raccoglie sulle montagne si scioglierà e scorrerà lungo i pendii, formando prima torrenti e poi un fiume, per poi finire nell’oceano. L’acqua che scorre nell’oceano assorbirà il calore dei raggi del sole, diventerà vapore acqueo, tornerà in cielo e si preparerà a diventare fiocchi di neve o gocce di pioggia. Tornare così al nostro luogo originario è ciò che chiamiamo morte. Allora, dove torniamo noi esseri umani quando moriamo? Corpo e cuore si uniscono per realizzare la vita umana, e la morte è l’atto di liberarsi del corpo. Così andiamo nel luogo da cui è venuto il cuore.